Proiezione: quando quello che vediamo nell'altro ci appartiene

02/01/2017

I miei pensieri su di un altro essere umano spesso rispecchiano più quello che è dentro di me che non quanto è davvero l'altra persona.

                                                                                                                            Kay Pollak


Quando ho letto questa frase ho pensato a tutte quelle volte che ho espresso un giudizio o che sono stata giudicata, e mi sono messa a riflettere su come il più delle volte quello che dicevo o mi sentivo dire non aveva realmente a che fare con l'altro o con me. Quello che succedeva ogni volta in queste situazioni era che io stavo proiettando sull'altro qualcosa che desideravo o che per me era inaccettabile o che l'altro giudicandomi stesse faccendo lo stesso con me. Questa semplice operazione viene chiamata "Proiezione", la proiezione rientra all'interno dei meccanismi di difesa che ognuno di noi utilizza per proteggersi e mantere un senso stabile di sè. La proiezione ha lo scopo di allontanare dal sé, dal dentro, oggetti o impulsi riprovevoli; è dunque un complesso processo che agisce su materiale inconscio in quanto rimosso, ed attraverso il quale, questo qualcosa di inaccettabile per l'Io viene attribuito al fuori o su una persona o su una cosa. Quando un individuo usa la proiezione come meccanismo di difesa in misura eccessiva, nell'età adulta, la sua percezione della realtà esterna risulterà gravemente distorta, cioè la capacità del suo io di esaminare la realtà verrà notevolmente indebolita. Questo meccanismo, però può avere anche un'accezione positiva, di apertura all'altro, tramite il riconoscimento nell'altro di nostre caratteristiche e può quindi portare al miglioramento relazionale. Il problema si presenta quando questo meccanismo di difesa si usa massicciamente, in quanto il vedere il male al di fuori di noi ci da l'illusione di una possibile deresponsabilizzazione. Se non siamo costretti a guardare in faccia i nostri lati negativi a quel punto possiamo tranquillamente esimerci dal doverli riconoscere e quindi, eventualmente, affrontare. Se non prendiamo consapevolezza dei nostri lati negativi la nostra personalità non evolve mai e noi rimaniamo sempre più radicati nelle nostre rigide posizioni, quando invece la vita ci rende continuamente capaci di adattamento e flessibilità. Questo meccanismo non permette alla persona di andare avanti nel percorso di individuazione, cioè nel processo di costruzione di una personalità coerente, consapevole delle proprie risorse e delle proprie aspirazioni. Il processo di individuazione è un processo di autoconoscenza e autorealizzazione. Se attraverso il meccanismo della proiezione lasciamo fuori così tante parti di noi non è possibile l'integrazione del sé, in tal modo la vita può diventare davvero difficile da gestire emotivamente e inoltre chi giudica continuamente finisce per rimanere intrappolato nella solitudine dei suoi giudizi. Dobbiamo stare ben attenti ogni qualvolta ci troviamo a formulare giudizi rigidi e lapidari nei confronti degli altri. Se guardassimo bene e attentamente dentro di noi ci accorgeremmo che quelle persone che noi critichiamo sono portatrici di caratteristiche che noi stessi non riconosciamo di avere. E' possibile smettere di proiettare nel momento in cui impariamo innanzitutto a riconoscere quando e cosa stiamo proiettando sull'altro; nel momento in cui accettiamo che quello che stiamo proiettando è un qualcosa che risiede dentro di noi da qualche parte del nostro sé. Il fine è riuscire ad integrare le parti positive e negativi dentro di Sè.

© 2016 Dott.ssa Pamela Sparacino - Via della Lirica, 49 - Ravenna
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