Quando farsi presenza significa accettare il rischio dell'assenza

03/01/2017
L'assenza, la perdita e l'abbandono sono esperienze che ogni individuo affronta nell'arco della propria vita e rientrano tra le esperienze di vita che fanno più paura. La paura dell'abbandono è fondamentalmente il timore di rimanere soli, a livello più profondo è la paura di non esistere se non rispecchiati dalla persona amata.

Nel momento in cui un rapporto finisce ci sembra di non esistere o di non valere, questo ci fa sentire incapaci di affrontare la vita da soli. I vissuti depressivi che caratterizzano la fine di una relazione hanno a che fare con l'elaborazione del lutto.

"...Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell'esistenza. Farsi primavera significa accettare il rischio dell'inverno. Farsi Presenza, significa accettare il rischio dell'Assenza." Antoine de Saint-Exupéry

Il lutto si struttura in 5 fasi:

Fase della negazione o del rifiuto; caratterizzata dall'uso del meccanismo di difesa della negazione, la persona ritiene impossibile di avere davvero subito quella perdita. Questo processo di rifiuto può essere funzionale per proteggere la persona da un'eccessiva ansia di morte/separazione e gli permette di prendersi il tempo necessario per organizzarsi.

Fase della rabbia; è successiva alla negazione, in questa fase iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura; la frase più frequente è "perché proprio a me?" È una fase molto delicata dell'iter psicologico e relazionale, rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.

Fase della contrattazione o del patteggiamento; in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quali progetti può investire la speranza. In questa fase, la persona riprende il controllo della propria vita, e cerca di riparare il riparabile.

Fase della depressione; rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo.

Fase dell'accettazione; quando il soggetto ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad un'accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta per accadere o è accaduto; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata.

Quando lasciamo passare il tempo necessario perché la ferita si rimargini ci possiamo anche accorgere che il distacco è stata una ricchezza, che ci ha fatto crescere, ci ha fatto capire più cose, ci ha fatto vedere il mondo con altri occhi, ci ha offerto più opportunità. Può quindi rappresentare uno stimolo verso situazioni nuove, di cui non dobbiamo avere paura.

Però c'è anche un altro lato della medaglia, in alcuni casi la paura della separazione e dell'abbandono è così forte che si comincia a non volere più nessuno accanto, per evitare di essere abbandonati. Si tratta di persone talmente terrorizzate all'idea di essere abbandonate e di trovarsi incapaci di governare le emozioni, che preferiscono anticiparle. Se sono loro stesse a provocare il distacco, hanno la sensazione di poterlo governare meglio. In questo caso bisogna capire cosa c'è sotto la paura dell'abbandono, potrebbe essere che nel percorso di vita la persona abbia affrontato perdite reali, come lutti, traslochi, divorzi ecc., bisogna tenere in considerazione qualsiasi situazione in cui si percepisce una reale o presunta interruzione del contatto emotivo che potrebbe attivare la paura dell'abbandono.In questi casi è possibile guarire da questa paura familiarizzando e rendendosi consapevoli dell'esistenza di questa vulnerabilità; considerando questo nucleo una parte di se stessi da salvaguardare e proteggere. In queste situazione potrebbe essere utile fare un salto nel passato e indagare quali sono le circostanze infantili che possano aver portato alla nascita della paura dell'abbandono, inoltre potrebbe essere utile osservare gli attuali sentimenti di abbandono. Spesso chi vive la paura dell'abbandono rifugge la solitudine, per questo è prezioso imparare a sopportarla, per apprezzarla poi successivamente. Inoltre è importante imparare a non rinunciare alla propria identità all'interno di una relazione affettiva. Quindi, contrariamente a quello che si pensa essere in relazione con qualcuno non significa essere dediti all'altro in maniera totale, ma essere inclini a se stessi.

© 2016 Dott.ssa Pamela Sparacino - Via della Lirica, 49 - Ravenna
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